Oltre 60 ospiti al centro di decine di eventi, con 50 partner provenienti da diversi Paesi, e con un’idea comune: quella di mettere in contatto le più virtuose realtà in campo economico, sociale e culturale, su territori resi fragili dalle crisi che vi si sono abbattute. Eventi culturali in quantità, una Summer School multidisciplinare, laboratori di formazione, persino una residenza per artisti.
E’ con questi presupposti che, dal 21 agosto al 2 settembre, va in scena una kermesse unica nel suo genere. Siamo nella Silicon Valley? No, tutto questo avviene in un paese di 10mila anime, su un altopiano al centro della Sardegna.
Il luogo è Macomer, l’evento è il Festival della Resilienza, giunto alla sua 3° edizione con una crescita inimmaginabile rispetto a quando venne concepito; oggi è animato dai sogni e dalle capacità di un gruppo giovanissimo, ProPositivo, che dal 2009 pone e si pone domande apparentemente semplici ma dalle risposte non così immediate. Quest’anno, l’autointerrogativo che ha fatto funzione di stimolo per i dibattiti e gli incontri è stato: “Cosa accadrebbe se il tempo che usiamo quotidianamente per lamentarci lo usassimo per escogitare delle alternative?“. Per trovare una risposta, al centro degli eventi del Festival si sono alternati molti ospiti.
La Summer School in particolare nel suo primo giorno di lavori ha ospitato l’intervento di Iskender Forioso, presidente di ERI, che ha portato la propria vasta esperienza sul tema della progettazione europea. “Prima di mettere mano alla quale – ha ricordato – è fondamentale costruire e mantenere il contatto e il dialogo con il territorio“. Già, perché proprio l’amore per il territorio è un tratto distintivo del gruppo di persone che organizza il Festival della Resilienza; un amore che è conservazione ma non rifiuto del progresso, che è tradizione ma non chiusura all’altro, un territorio ricco di capacità e inventiva che deve necessariamente incontrarsi e confrontarsi con le esperienze del mondo.